Il 10 dicembre, Giornata Internazionale dei Diritti Umani, si terrà una nuova maratona di eventi per Julian Assange
L’idea di una “24ore” dedicata a Julian Assange nasce dagli attivisti australiani che, lo scorso 15 ottobre, hanno organizzato un presidio davanti all’ufficio del Primo Ministro a Sydney.
Quello stesso giorno si sono tenute in tutto il mondo, sia in strada che online, iniziative per far conoscere al mondo la storia del fondatore di WikiLeaks e mostrare il proprio supporto.
Il 10 dicembre, in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti Umani, persone da tutto il mondo si riuniranno nuovamente intorno ad Assange.
Può essere un momento di meditazione, ma anche di musica, poesie, pensieri, video e tutto quello che sembra adeguato per sentirsi vicini a un uomo prigioniero in una minuscola cella e per fargli arrivare un’ondata di benessere e protezione.
Come partecipare?
Chiunque può dare il proprio contributo alla maratona di iniziative, utilizzando la propria creatività.
Per proporre un’iniziativa, sarà sufficiente scrivere alla mail 24hAssange@proton.me per segnalare luogo, titolo, orario e mail di un responsabile.
Dopo di che, gli eventi verranno inseriti in una mappa nel sito www.24hassange.org, come per la maratona dello scorso 15 ottobre.
Infine, foto e video della giornata saranno pubblicati dal Comitato promotore 24 ore per Assange sul sito di Pressenza.
Nel caso di eventi già organizzati in tema di diritti umani, sarà possibile chiedere di inserire una parte dedicata a Julian Assange.
Caso Assange: a che punto siamo
Julian Assange, dopo oltre tre anni e mezzo, si trova ancora detenuto nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh.
Dopo la decisione dell’ex Segretaria di Stato per gli Affari Interni inglese, Priti Patel, di approvare l’estradizione del giornalista negli USA, gli avvocati della difesa hanno presentato ricorso all’Alta Corte britannica.
Una risposta in merito è attesa prossimamente.
Se l’Alta Corte decidesse di non accogliere l’appello, Assange potrebbe essere estradato entro pochi giorni per affrontare un processo negli USA.
A quel punto, gli avvocati potrebbero rivolgersi alla Corte Europea dei Diritti Umani.
Nel frattempo, la salute fisica e mentale del fondatore di WikiLeaks continua a deteriorarsi velocemente.
Secondo l’avvocata australiana, Jennifer Robinson, potrebbe non avere ancora molto tempo a disposizione.
Non so davvero quanto ancora possa durare. La moglie di Julian, Stella, aspetta con ansia la telefonata che teme.
In una recente intervista, Stella ha sottolineato l’urgenza di liberare Assange perché possa tornare a casa, dai loro due bambini.
La mia più grande paura è che Julian non sopravviva a questa procedura. Se verrà estradato sarà messo in estremo isolamento negli Stati Uniti, ma è in pericolo anche ora. Abbiamo bambini piccoli, dovrebbe essere a casa, dovrebbe essere libero.
Julian non ha più molto tempo, dobbiamo liberarlo ed è questo che motiva ogni azione che faccio.
Ma, come sostiene ancora Stella, combattere per Assange significa anche combattere per la difesa della libertà di stampa e della democrazia.
La nostra democrazia, la nostra società, questi principi in cui crediamo, sono incredibilmente fragili.
Bisogna combattere per loro, perché ci sono forze che agiscono costantemente nella direzione opposta, e che stanno cercando di divorare i nostri diritti.
Il caso di Julian rappresenta un vero e proprio punto di svolta. Dobbiamo essere consapevoli che tutti noi siamo agenti nella società in cui viviamo, e che, per questo, alzarsi e agire è un imperativo morale e concreto.
Per questo motivo, nel mondo, sono sempre di più le persone che decidono di alzare la propria voce per Assange e per la giustizia.
Con la consapevolezza che, l’unica possibilità di salvezza, è la forza dell’opinione pubblica.