All’inizio fu Roger Waters, leader dei Pink Floyd; e se non fu lui il primo, la sua voce riecheggiò più forte, riconoscibile, determinata, anche quando declinata in immagini – quelle delle rivelazioni shock di WikiLeaks, che fin dal 2010 sono diventate la scenografia del suo tour “The Wall”, -.o quando nel 2019, durante una manifestazione pro-Assange, davanti all’ufficio Affari Interni di Londra, accompagnò la richiesta di rilascio di Julian con il brano Wish you were here, e che ancora oggi apre i suoi concerti con la scritta, possente, a caratteri cubitali, FREE JULIAN ASSANGE.
“Facile! Lui ormai è famoso: non ha nulla da perdere…”, ho letto in alcuni recenti commenti sui social.
Cosa c’è da perdere?
Mi viene in mente la frase di Martin Luther King: “In questa generazione ci pentiremo non solo per le parole e per le azioni delle persone cattive, ma per lo spaventoso silenzio delle persone buone.”
E le persone buone hanno iniziato a rompere quel silenzio troppo a lungo puntellato da troppi omissis. Così, si sta alzando “La mia voce per Assange”, la campagna partita dal Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel e arrivata in Italia, dove è stata presentata durante la conferenza stampa della Federazione Nazionale Stampa Italiana, che potete trovare in forma integrale sulla pagina Facebook della FNSI.
L’appello di Esquivel è stato accolto con slancio dal Comitato composto da Paolo Benvenuti, Daniele Costantini, Flavia Donati, Giuseppe Gaudino, Laura Morante, Armando Spataro, Grazia Tuzi, Vincenzo Vita, che hanno saputo riunire “voci” note, attorno allo slogan “la trasparenza è condizione irrinunciabile della democrazia“.
Tanti volti noti in ambito culturale, dello spettacolo e dell’informazione, hanno lanciato il loro videomessaggio tra gli spazi, troppo spesso indolenti, del Web.
Un lungo elenco, a comporre un puzzle di quasi 80 pezzi, prodotti da idee che s’incastrano perfettamente, di cui cito solo alcuni elementi per amor di sintesi (anche se tutti meritano d’essere nominati e ascoltati; e potete farlo sul canale YouTube del Comitato): Ken Loach, John Malkovich, la premio Nobel Marriead Corrigan, il premio Pulitzer Ewen MacAskill (avvocato dei diritti umani e commentatore di The Guardian), Davide Dormino, Giuseppe Giulietti, Riccardo Iacona, Gad Lerner, Gianni Marilotti, Peter Stein, Maddalena Crippa, Giuliana De Sio, Ginevra Bompiani, Marco Paolini, Stefania Casini, Valerio Magrelli, Fiorella Mannoia, Piero Pelù, Marco Bellocchio, Sergio Castellitto, Carlo Petrini, Daniela Poggi, Domenico Gallo, Luciana Castellina, Moni Ovadia, Giovanni Veronesi, Gianrico Carofiglio, Gianni Tognoni (Segretario generale del Tribunale permanente dei popoli), Sarantis Thanopulos (presidente della Società psicoanalitica italiana), Corinne Vella Head of media della fondazione intitolata a Daphne Caruana Galizia.
A questo elenco meritano di essere aggiunte le tre testate che seguono il caso Assange con passione e che appoggeranno l’iniziativa: Il Manifesto, l’Avvenire e Il Fatto Quotidiano.
La speranza è che molti altri si aggiungeranno a queste voci; che chiunque abbia un seguito (fans, follower, eccetera) abbandoni per un momento la strategia dei “like” facili e dia un esempio di coraggio non fittizio, di umanità, di amore per la giustizia.
Perché, come ha ricordato il giornalista e scrittore Gianni Barbacetto nel suo intervento alla conferenza stampa: “Julian Assange non è una spia ma è un giornalista; denunciare il lato oscuro del potere, mettere a disposizione dei cittadini elementi di conoscenza, non sui segreti delle nazioni ma sui crimini delle nazioni: questo è giornalismo; non è attacco all’Occidente.”
Alessandra Scagliola