Assange

Julian Paul Hawking in arte Julian Assange nasce a Townsville, nel Queensland, il 3 luglio 1971. I genitori, Cristine Hawkins e John Shipton, si conobbero durante una manifestazione contro la guerra in Vietnam e si lasciarono poco tempo dopo la nascita di Julian. L’attivismo dei genitori condizionerà profondamente Julian, a sedici anni, scrive programmi per il Commodore 64, lascia la casa a diciassette, si sposa a diciott’anni e diventa padre.

A vent’anni collabora e fornisce supporto tecnico alla Child Exploitation Unit della polizia di Victoria contro la pedopornografia.

È proprio in questo periodo che nasce l’etica hacker, descritta dallo scrittore Steven Levy come un “nuovo stile di vita, con una filosofia, un’etica, ed un sogno.  I principi base su cui si fonda l’etica hacker sono:

  • Condivisione
  • Apertura
  • Decentralizzazione
  • Libero accesso alle tecnologie informatiche
  • Miglioramento del mondo

Concetto cardine dell’etica hacker è che tutta l’informazione dev’essere libera.

Le idee e informazioni sono necessarie per migliorare, correggere e creare nuovi sistemi; per questo devono essere libere ed accessibili.

Secondo il punto di vista hacker, ogni sistema può trarre beneficio dal libero scambio di informazioni.

Il Sydney Morning Herald, in seguito, scrisse che Julian era diventato uno degli “hacker più noti” dell’Australia, e il Guardian affermò che nel 1991 era “probabilmente l’hacker più abile d’Australia”.

Nel 1994 scrive e collabora alla stesura di programmi di rete e di crittografia, come il sistema crittografico Rubberhose. Nel 1996 fonda la Suburbia Public Access Network uno dei primi fornitori pubblici di servizi Internet in Australia.

WikiLeaks

Nel 2006 fonda, insieme a programmatori, scienziati, giornalisti e attivisti politici la piattaforma web “WikiLeaks”.

Dal 2007 al 2010, Assange viaggia continuamente per WikiLeaks, visitando Africa, Asia, Europa e Nord America.

La grande rivoluzione sta nell’uso della crittografia dei dati e nella protezione delle fonti.

Assange trova importanti sostenitori al Chaos Computer Club a Berlino nel dicembre 2007, tra cui Daniel Domscheit-Berg e Jacob Appelbaum e la società di hosting svedese PRQ. Durante questo periodo, l’organizzazione pubblica svariati documenti tra i quali elenchi di censura su Internet, fughe di notizie e media riservati provenienti da fonti anonime. Le pubblicazioni includono rivelazioni sugli attacchi dei droni nello Yemen, sulla corruzione in tutto il mondo arabo, sulle esecuzioni extragiudiziali da parte della polizia keniota, sui disordini tibetani del 2008 in Cina, e sullo scandalo petrolifero “Petrogate” in Perù.

Sin dall’inizio, il sito web ha avuto un impatto significativo sulle notizie politiche in un gran numero di Paesi e su un’ampia gamma di questioni. Fin dall’inizio, WikiLeaks cerca di confrontarsi con i media professionali consolidati. Ha buoni rapporti con parte della stampa tedesca e britannica.Significativa è la collaborazione con il giornalista del Sunday Times John Swain per un reportage sulle uccisioni politiche in Kenya che porta WikiLeaks a un maggiore riconoscimento pubblico, e porterà ad Assange a vincere il premio Amnesty International New Media nel 2009.

Il profilo internazionale di WikiLeaks aumenta nel 2008, quando una banca svizzera, la Banca Julius Baer, cerca di impedire la pubblicazione dei documenti bancari attraverso un’ingiunzione del tribunale californiano. Assange commenta che le istituzioni finanziarie di solito “operano al di fuori dello stato di diritto” e riceve un ampio sostegno legale da parte di gruppi per la libertà di parola e dei diritti civili. Il tentativo della banca di impedire la pubblicazione fallisce. Grazie all’effetto Streisand, la pubblicità attira l’attenzione mondiale su WikiLeaks.

Il 5 aprile 2010, WikiLeaks pubblica il video classificato dell’esercito statunitense conosciuto col nome di “Collateral Murder” che ritrae l’uccisione indiscriminata di 18 persone nel sobborgo iracheno di New Baghdad, tra cui due giornalisti della Reuters. La Reuters aveva precedentemente richiesto sotto il FOIA, il rilascio del video per chiarire le circostanze della morte dei suoi operatori ma inutilmente. Il video mostra soldati statunitensi che sparano fatalmente a 11 civili da un elicottero in Iraq, in quest’attacco persero la vita i giornalisti della Reuters Namir Noor-Eldeen e il suo assistente Saeed Chmagh ed il ferimento di due bambini. Dopo le richieste della Reuters, l’incidente è stato oggetto di un’indagine e l’esercito statunitense ha concluso che le azioni dei soldati erano conformi alla legge sui conflitti armati e alle proprie “regole di ingaggio”. Di conseguenza, WikiLeaks ha pubblicato le regole di ingaggio classificate per il 2006, 2007 e 2008. WikiLeaks dichiarerà:

”Abbiamo ottenuto questo video e i documenti di supporto da una serie di informatori militari. WikiLeaks si impegna a fondo per verificare l’autenticità delle informazioni che riceve. Abbiamo analizzato i dati su questo incidente da una varietà di fonti, interrogando testimoni e giornalisti direttamente coinvolti nell’incidente.

WikiLeaks vuole assicurarsi che tutte le informazioni che riceve abbiano l’attenzione che meritano. In questo caso particolare, alcune delle persone uccise erano giornalisti che stavano semplicemente facendo il loro lavoro: mettendo a rischio la propria vita per raccontare la guerra. L’Iraq è un luogo molto pericoloso per i giornalisti: dal 2003 al 2009, 139 giornalisti persero la loro vita mentre svolgevano il loro lavoro.”

Il 22 ottobre 2010 WikiLeaks pubblica la più grande fuga di notizie militari classificate della storia. I 391.832 rapporti (“Iraq War Logs”) documentano la guerra e l’occupazione in Iraq, dal 1° gennaio 2004 al 31 dicembre 2009. Ognuno di essi è un “SIGACT”, ovvero un’azione significativa della guerra. I resoconti dettagliano gli eventi visti e sentiti dalle truppe militari statunitensi sul campo in Iraq e sono il primo vero sguardo alla storia segreta della guerra di cui il governo degli Stati Uniti è sempre stato a conoscenza.

A partire dal 25 ottobre 2012, WikiLeaks inizia a pubblicare le “Politiche sui detenuti”: più di 100 file classificati o altrimenti riservati del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America che riguardano le regole e le procedure per i detenuti sotto custodia militare americana.

WikiLeaks pubblicherà in ordine cronologico le politiche di detenzione militare degli Stati Uniti seguite per oltre un decennio. I documenti comprendono le procedure operative standard (SOP) dei campi di detenzione in Iraq e a Cuba, i manuali di interrogatorio e gli ordini frammentari (FRAGO) di modifica delle politiche e delle procedure relative ai detenuti. Alcune delle “Politiche sui detenuti” riguardano Camp Bucca in Iraq, ma ci sono anche documenti relativi ad Abu Ghraib, Guantanamo Bay e alle strutture carcerarie europee dell’esercito americano. Il manuale inedito del 2002 ha influenzato negli anni successivi il complesso carcerario di Guantanamo Bay e di altre prigioni militari statunitensi nel mondo, come Abu Ghraib.

“Questo documento ha un’importanza storica significativa. La Baia di Guantanamo è diventata, a ragione, il simbolo dell’abuso sistematico dei diritti umani in Occidente”, dichiarerà il fondatore di WikiLeaks Julian Assange.

Nel novembre 2010, inoltre, WikiLeaks pubblica un quarto di milione di cablogrammi diplomatici statunitensi, noti come “Cablegate”. I file mostrano lo spionaggio degli Stati Uniti nei confronti delle Nazioni Unite e di altri leader mondiali, rivelano le tensioni tra gli Stati Uniti e i loro alleati, ed espongono la corruzione nei Paesi di tutto il mondo, come risulta dai documenti pubblicati.

La fonte dei documenti pubblicati da WikiLeaks nel 2010 è l’ex analista militare Chelsea Manning (all’epoca Bradley Manning) che a partire dal 5 gennaio dello stesso anno scarica 400mila documenti che diventeranno noti con il nome di “Iraq war logs”. Tre giorni dopo si impossessa invece di 91mila documenti relativi alla guerra in Afghanistan, a cui si aggiungono circa 250 mila documenti diplomatici e altre informazioni sui prigionieri di Guantanamo. Tutti i documenti vengono salvati su un CD, sul quale scrive “Lady Gaga” per passare inosservata durante i controlli di sicurezza.

Materiale che trasmetterà poi a WikiLeaks: una decisione che causerà la sua condanna a 35 anni di detenzione. Il 9 gennaio, Manning scrive una nota inizialmente destinata al Washington Post e al New York Times: “Documenti di valore storico sulle due guerre in Iraq e Afghanistan. (…) Potreste voler riflettere su queste informazioni per 90 o 180 giorni in modo da inviare e distribuire un così vasto insieme di dati e proteggere al meglio la vostra fonte. Questi sono alcuni dei documenti più significativi della nostra epoca per rimuovere la coltre di nebbia e rivelare la vera natura della guerra asimmetrica del 21°secolo”. Sarà poi WikiLeaks, in collaborazione con il Guardian, Le Monde, Der Spiegel ed il New York Times, a pubblicare i documenti redatti. I documenti diffusi da Chelsea Manning hanno rivelato, inoltre, l’esistenza in Afghanistan della Task Force 373, una vera e propria squadra della morte accusata di aver ucciso civili e agenti della polizia afgana durante le sue missioni. Dopo aver subito, in prigione, un trattamento che l’aveva ridotta in una condizione psico-fisica tale da tentare più volte il suicidio, dopo essere stata condannata a 35 anni di carcere e dopo aver rivelato la sua identità transgender, Chelsea Manning viene graziata il 17 gennaio 2017 da Barack Obama – appena prima di cedere lo Studio Ovale a Donald Trump. Uscirà dal carcere il 17 maggio dello stesso anno.

Sin dal 2008 le autorità statunitensi iniziano ad indagare su WikiLeaks e Assange ma solo dopo la pubblicazione del materiale di Manning si concretizza la volontà di perseguirli ai sensi della legge sullo spionaggio del 1917, l’Espionage Act.

Nel novembre 2010, il procuratore generale degli Stati Uniti Eric Holder dichiarerà che “un’indagine penale attiva è in corso” su WikiLeaks. Dai documenti legali trapelati nei mesi successivi emerge che WikiLeaks era indagato dal gran giurì di Alexandria, in Virginia, e che l’amministrazione di Obama aveva esortato gli alleati ad avviare indagini penali su Assange di qualunque genere (Manhunting list).

Le ripercussioni su Assange non si fanno attendere, il 20 agosto 2010 Assange viene denunciato di aggressione sessuale da due donne svedesi, lui collabora con la polizia e l’accusa più grave di stupro viene immediatamente trovata priva di fondamento, l’indagine viene chiusa e fa ritorno a Londra.Il caso svedese viene riaperto nel dicembre 2010 da un altro procuratore, e sebbene le accuse siano più lievi e senza prove indiziarie, viene emanato un mandato d’arresto europeo. Assange trascorre una settimana nella prigione di Wandsworth (Londra) e viene rilasciato in seguito con l’obbligo di indossare un braccialetto elettronico. Questo caso verrà riaperto e chiuso per ben tre volte. Dopo che i suoi tentativi di appello contro la sentenza di estradizione falliscono, il 19 giugno del 2012 il giornalista si rifugia nell’ambasciata ecuadoriana a Londra, ottenendo due mesi dopo la concessione dell’asilo politico, per timore che il mandato d’arresto svedese preluda ad una successiva estradizione o consegna extragiudiziale negli Stati Uniti d’America, dove egli sarebbe processato, condannato ed incarcerato per la pubblicazione dei diari di guerra.

Bjorn Harding, l’allora legale di Assange, dichiarerà sul caso “E’ uno dei casi giudiziari più deboli che abbia mai visto nella mia carriera”.

Dal momento in cui Assange si rifugia in ambasciata inizia la sorveglianza degli agenti del Metropolitan Police Service appostati fuori dall’ambasciata dal giugno 2012 all’ottobre 2015 per arrestare Assange nel caso in cui avesse lasciato l’ambasciata, anche per motivi medici. Per gli alti costi sostenuti pari a 12,6 milioni di steline la sorveglianza verrà sospesa appunto nel 2015.

L’allora procuratrice generale australiana, Nicola Roxon, scrisse all’avvocato di Assange dicendo che l’Australia non si sarebbe impegnata in alcuno scambio internazionale per Assange. Il Primo Ministro dell’epoca Julia Gillard dichiarò che il governo australiano non aveva alcuna prova che gli Stati Uniti intendessero incriminare ed estradare Assange in quel momento, e Roxon suggerì che se Assange fosse stato imprigionato negli Stati Uniti, avrebbe potuto richiedere un trasferimento internazionale di prigionieri in Australia.

Gli avvocati di Assange definiranno la lettera come una “dichiarazione di abbandono”. Il ministro degli Esteri ecuadoriano Ricardo Patiño il 16 agosto 2012, annunciò che l’Ecuador avrebbe concesso ad Assange l’asilo politico a causa della minaccia rappresentata dall’indagine segreta degli Stati Uniti nei suoi confronti. Nella sua dichiarazione formale, l’Ecuador motiva la concessione “come conseguenza della determinata difesa di Assange alla libertà di espressione e di stampa… in qualsiasi momento, potrebbe verificarsi una situazione in cui la sua vita, la sua sicurezza o la sua integrità personale sarebbero in pericolo”; ed il 18 agosto il presidente ecuadoriano Rafael Correa conferma che Assange può rimanere nell’ambasciata a tempo indeterminato.

Un ufficio trasformato in monolocale, dotato di letto, telefono, lampada solare, computer, doccia, tapis roulant e angolo cottura, diventa la sua casa fino all’11 aprile 2019, giorno del suo arresto.

I membri del Working Group on Arbitrary detention delle Nazioni Unite sono chiamati a stabilire chi è privato della libertà in modo arbitrario dagli attivisti politici e giornalisti perseguitati dai regimi ai rifugiati e richiedenti asilo detenuti senza via d’uscita. Nel febbraio 2016 rese pubblica la sua decisione: il fondatore di WikiLeaks era detenuto arbitrariamente da Svezia e Regno Unito, le due nazioni dovevano lasciarlo libero e accordargli il diritto a essere risarcito. Sottolineava, inoltre, che “E’ valido assumere che, dopo 5 anni di privazione della libertà, la salute del sig. Assange possa essere deteriorata a un livello per cui anche un problema poco più che superficiale potrebbe mettere a rischio la sua incolumità. Inoltre, gli è stato negato l’accesso a un centro medico per una diagnosi, inclusa una risonanza magnetica”. Stoccolma di rigetto ignorò la decisione, Londra, invece, liquidò il provvedimento con disprezzo. La persecuzione svedese durò 9 anni, unicamente perché Assange non aveva utilizzato il preservativo durante i rapporti. Nove anni e tanta diffamazione mediatica che lo dipingeva come un narcisista egocentrico che scappava dalla giustizia, ora sappiamo che aveva ragione a temere l’estradizione negli Stati Uniti per le pubblicazioni di WikiLeaks. Il clima di sospetto che negli anni articoli dispregiativi dei media hanno contribuito alla campagna di deumanizzazione di Assange e della sua organizzazione ed, alla fine, li ha privati di ogni empatia da parte dell’opinione pubblica.

Un atto di ribellione:

Assange durante il confinamento in ambasciata iniziò una relazione segreta nel 2015 con un suo avvocato Stella Moris, nata Sara Devant Gomez, i due concepiranno in segreto due figli. I bambini nasceranno nel 2017 e nel 2019. La detenzione di Assange nel carcere di Belmarsh non frenerà la relazione, tanto che il 23 marzo 2022 la coppia si sposa proprio nella prigione di Belmarsh.

Il 24 maggio 2017 Lenin Moreno diventa il nuovo presidente dell’Ecuador, succedendo a Correa, e subito definisce Assange “un sassolino nella scarpa”.

La situazione all’interno dell’ambasciata si fa presto ostile, vengono rimossi i diplomatici che hanno stretto amicizia con Assange.

Il 13 Luglio 2017 la Commissione Interamericana per i diritti umani (IACHR) preoccupata per la sorte del giornalista impone obblighi all’Ecuador a protezione dei diritti di Assange.

Tuttavia, Il 28 marzo 2018 gli verrà disattivata la connessione, l’ultimo suo tweet è stato un messaggio diretto al Segretario di Stato britannico, Alan Ducan, che lo definì un “piccolo verme miserabile” che dovrebbe costituirsi. Questa la risposta di Julian:

“Come prigioniero politico detenuto senza accuse per 8 anni, in violazione di due sentenze delle Nazioni Unite, suppongo di dover essere ‘miserabile’; tuttavia non c’è nulla di male nell’essere una persona ‘piccola’ anche se sono piuttosto alto; e meglio un ‘verme’, una creatura sana che rinvigorisce il terreno, che un serpente”.

I sostenitori di Assange, tra cui l’imprenditore di Internet Kim Dotcom, avviarono una campagna all’insegna del “reconnect Julian”. Chiesero alle persone di recarsi all’ambasciata, nel quartiere londinese di Knightsbridge, per mostrare il loro sostegno al giornalista ed il ripristino della sua connessione internet.

Nel marzo del 2018 Assange viene completamente isolato dal mondo esterno, senza connessione e sotto continue minacce, lascerà il suo gatto “Embassycat” al suo avvocato, per timore che glielo portino via. In seguito alla visita del vicepresidente statunitense Mike Pence nel giugno 2018, volta a migliorare le relazioni tra Stati Uniti ed Ecuador, tese sotto la presidenza di Rafael Correa, l’Ecuador avvia uno sforzo per la sicurezza con gli Stati Uniti, che comprende l’acquisto di armi, set di radar, sei elicotteri e altre attrezzature, nonché una cooperazione con gli Stati Uniti che includa l’addestramento e la condivisione di intelligence. Pence e Moreno parlano anche di Julian Assange.

Il 24 agosto 2018 viene emesso un nuovo protocollo per l’ospite sgradito: le visite al giornalista vengono vagliate e approvate direttamente dal governo subendo una drastica diminuzione e viene imposta una linea di condotta per internet, o Assange si astiene ai commenti su diritti umani ed ogni opinione che danneggi l’Ecuador ed i suoi alleati (in particolar modo la Spagna in occasione del referendum in Catalogna) o gli verrà interrotta la connessione internet.

Nel febbraio 2019, Chelsea Manning viene citata a comparire davanti al gran giurì in Virginia per testimoniare contro Assange.

L’ex militare dell’esercito, infatti, è stata chiamata in tribunale all’interno delle indagini sul caso Wikileaks, inavvertitamente svelate dalla procura stessa di Alexandria, Virginia, lo scorso anno. Gli investigatori puntano a dimostrare un collegamento tra la mente di Wikileaks, Julian Assange, e la Manning e che l’analista dell’intelligence agisse per conto del primo. Ipotesi da sempre smentite dalla whistlebowler.

Manning condanna la segretezza delle udienze, si rifiuta di testimoniare e prima di entrare in tribunale, dichiara:

In solidarietà ai tanti attivisti che affrontano le circostanze più sfavorevoli, io mi attengo ai miei principi. Tenterò tutte le vie legali possibili”.

Viene incarcerata per oltraggio alla corte l’8 marzo 2019, verrà rilasciata un anno dopo con la disposizione del pagamento di una multa da 256mila dollari per aver sfidato il mandato di comparizione.

In palese violazione del principio di equo processo e dello Stato di Diritto, scatta l’operazione Pellicano e l’11 aprile del 2019 Moreno revoca la cittadinanza ecuadoriana, interrompe l’asilo diplomatico e concede l’arresto del giornalista, noncurante degli ammonimenti della Commissione Interamericana per i diritti umani (IACHR) a protezione dei diritti di Assange.

Agli occhi del mondo si presenta una scena pietosa con un uomo irriconoscibile dalla barba incolta e visibilmente spaventato che viene caricato di peso da sette agenti mentre urla e si divincola. Sono passati oltre cinque anni da quando Julian Assange è stato rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh a Londra, detenuto senza processo

Con un appello senza precedenti il relatore speciale delle Nazioni unite sulla tortura, Nils Melzer, chiede alle autorità britanniche di liberare immediatamente Julian Assange dalla prigione di massima sicurezza in cui si trova. Dichiarerà:

“Il signor Assange non è un condannato a morte e non rappresenta una minaccia per nessuno, quindi la sua prolungata reclusione in una prigione di massima sicurezza non è né necessaria né proporzionata e chiaramente manca di qualsiasi base giuridica”.

Il 9 maggio 2019 Nils Melzer accompagnato da due medici specializzati in medicina forense, il professor Duarte Nuno Vieira ed il professor Pau Perez-Sales fecero visita in carcere al giornalista, per indagare e documentare sulle sue condizioni psico-fisiche e, soprattutto, se ci fossero i presupposti di tortura o altri tipi di maltrattamenti.

Grazie all’intervento di questi luminari, Assange venne trasferito nel reparto ospedaliero dove vi rimase per mesi.

L’11 aprile 2019, il giorno dell’arresto di Assange a Londra, l’atto d’accusa viene reso pubblico. Il reato è di associazione a delinquere finalizzata a commettere un’intrusione informatica (hacking in un computer governativo), che comporta una pena massima di cinque anni. Incriminazione ridicola volta ad evitare discussioni sulle implicazioni che avrebbe avuto un’accusa di cospirazione del giornalista per la libertà di stampa.

In maniera del tutto inaspettata e facendo, questa volta, un gran favore ad Assange, il 13 maggio la procura svedese riapre l’indagine penale contro Assange per molestie sessuali che rischia di prevalere sulla richiesta di estradizione statunitense (il caso verrà archiviato nel novembre 2019).

Il 23 maggio 2019, in tutta fretta, Assange viene, quindi, incriminato per 17 nuovi capi d’accusa relativi all’Espionage Act presso la Corte distrettuale degli Stati Uniti in Virginia. In tutto rischia fino a 175 anni di carcere per attività tutelate dalle leggi sulla libertà di stampa. All’atto di questa nuova incriminazione iniziano ad insorgere alcune associazioni dei giornalisti e dei diritti umani.

Il 9 ottobre 2019 viene arrestato il proprietario di UC Global, l’azienda privata che doveva garantire la sicurezza del fondatore di WikiLeaks nell’ambasciata dell’Ecuador e che per 7 anni registrò e filmò gli incontri con giornalisti e avvocati, trasmettendo tutte le informazioni raccolte all’intelligence statunitense. È ancora in corso il processo in Spagna a David Morales, proprietario della compagnia di “security” UC Global, che ha ammesso di aver passato le registrazioni direttamente alla CIA. Questa attività illegale di sorveglianza a tappeto, come avrebbe ammesso lo stesso Morales, serviva a raccogliere informazioni su Assange e le persone che intendevano fargli visita per poi consegnarle anche alla CIA. Nel corso del processo è emerso che la CIA ha complottato per rapire ed uccidere Assange oltre che tentare di sottrarre un pannolino sporco per scoprire la paternità di un neonato, Gabriel Assange, che frequentava abitualmente l’ambasciata.

L’aspetto più grave del controllo costante del numero uno di WikiLeaks commissionato da Washington riguarda l’intercettazione di tutte le comunicazioni intrattenute con i suoi legali. La riservatezza degli scambi di informazione tra avvocato e assistito è uno dei principi basilari del diritto in un paese democratico o presunto tale, inclusi gli Stati Uniti. La violazione, oltretutto sistematica, di esso costituisce di conseguenza un motivo ampiamente sufficiente a compromettere la legittimità di un procedimento legale.

Il 21 ottobre 2019, Assange si presenta in tribunale per un’udienza sull’estradizione.

Quando il giudice Baraitser gli chiese se avesse compreso il procedimento, Assange risponde:

“Non capisco come sia possibile che questo sia un processo.

Non capisco come questo sia equo. Questa superpotenza ha avuto 10 anni per prepararsi a questo caso e io non posso accedere ai miei scritti. Dove sono io è molto difficile fare qualcosa, ma queste persone hanno risorse illimitate. Dicono che i giornalisti e gli informatori sono nemici del popolo. Hanno vantaggi ingiusti nel trattare i documenti. Conoscono l’interno della mia vita attraverso i colloqui con il mio psicologo. Rubano il DNA dei miei figli. Non è giusto quello che sta accadendo qui”.

Il 4 gennaio 2021 la giudice britannica Vanessa Baraitser blocca l’estradizione di Julian Assange verso gli Stati Uniti, ritenendo che, date le condizioni alquanto deleterie delle carceri statunitensi, l’estradizione del fondatore di WikiLeaks sia un provvedimento ingiusto e oppressivo, ma gli nega il rilascio su cauzione.

Due settimane dopo gli Stati Uniti si appellano alla decisione della magistratura inglese.

L’11 dicembre la corte ribalta il verdetto e concede l’estradizione ad Assange ed il 20 aprile 2022 la Westminster Magistrates’ Court emette l’ordine formale per il fondatore di WikiLeaks.

Il 17 giugno il ministro degli Interni britannico, Priti Patel, conferma l’estrazione negli Stati Uniti del fondatore di WikiLeaks

Il 20 e 21 febbraio 2024 si è tenuta l’udienza per l’ultimo appello contro l’estrazione di Assange.

Il 26 marzo la Royal Court di Londra ha riconosciuto al giornalista la possibilità di appellarsi contro l’estradizione negli Stati Uniti per tre punti sui 9 presentati dalla difesa:

Assange deve potersi difendere sotto il 1° Emendamento, deve essergli garantito un processo equo e non deve essergli inflitta la pena di morte.

Il 20 maggio l’Alta Corte di Londra concede il ricorso contro l’estradizione negli Stati Uniti al giornalista.

Il 24 giugno Assange esce dal carcere di Belmarsh a Londra per recarsi sull’isola di  Saipan e firmare il patteggiamento per la scarcerazione.

Secondo l’accordo, i pubblici ministeri del DOJ hanno chiesto una condanna a 62 mesi, che equivale agli oltre cinque anni che Assange ha già scontato a Belmarsh. Il patteggiamento riconosce, dunque, il tempo già trascorso dietro le sbarre, consentendo ad Assange di uscire dal carcere come uomo libero.
In cambio, il giornalista ha accettato di dichiararsi colpevole dell’accusa di cospirazione con la finalità di ottenere e poter diffondere informazioni sulla difesa nazionale..

  Colpevole, dunque, di azioni protette da tutti i paesi democratici da leggi sulla tutela della libertà di stampa.

  Il 1° ottobre 2024 all’Assemblea Parlamentare del Consiglio   d’Europa (PACE), tenutasi a Strasburgo, Assange dichiarerà:

La questione fondamentale è semplice: i giornalisti non dovrebbero essere perseguiti per aver svolto il proprio lavoro. Il giornalismo non è un crimine; è un pilastro di una società libera e informata. Se l’Europa vuole avere un futuro in cui la libertà di parola e la libertà di pubblicare la verità non siano privilegi di cui godono pochi ma diritti garantiti a tutti, allora deve agire affinché ciò che è successo nel mio caso non accada mai a nessun altro. Desidero esprimere la mia più profonda gratitudine a questa assemblea, ai conservatori, ai socialdemocratici, ai liberali, alla sinistra, ai verdi e agli indipendenti, che mi hanno sostenuto durante questa ardua prova e alle innumerevoli persone che hanno sostenuto instancabilmente il mio rilascio.

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