Assange, e come cambiare il mondo attraverso la conoscenza

Il 20 maggio — vigilia della Marcia della Pace da Perugia ad Assisi — si è tenuta, presso il Comune di Assisi, una conferenza per discutere di guerra e informazione, e per reclamare libertà per Julian Assange.
L’incontro, voluto e organizzato dal portavoce della Tavola della pace, Flavio Lotti, è stato condotto da Giuseppe Giulietti, coordinatore dei presidi di Articolo 21. Al suo fianco Stefania Maurizi, giornalista investigativa e autrice del libro “Il Potere Segreto”, e Kristinn Hranfsonn, direttore di WikiLeaks.

Hanno preso parte alla conferenza tutte le istituzioni dei giornalisti: l’Ordine, Fnsi, Usigrai e Articolo 21.
In particolare: il segretario del Sindacato Europeo dei Giornalisti, Ricardo Gutierrez; la portavoce di Articolo 21, Elisa Marincola; il Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli; il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Vittorio di Trapani; e il segretario Usigrai, Daniele Macheda.

Tra gli ospiti, anche la sindaca di Assisi, Stefania Proietti; padre Enzo Fortunato, direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi; e Vincenzo Vita garante di Articolo 21 e membro con Flavia Donati, del Comitato “La mia voce per Assange“.
Inoltre, è intervenuta con un messaggio audio-video Stella Moris, avvocata e moglie di Julian Assange.

Tra il pubblico erano presenti molti studenti e studentesse delle scuole medie di Senigallia, insieme ai loro insegnanti.
Proprio i giovani, infatti, sono i protagonisti della Marcia della Pace di quest’anno, dal titolo “Trasformiamo il Futuro“.

“Giovani, ribellatevi”

Gli argomenti al centro della conferenza sono stati la verità e la conoscenza, uniche armi non-violente che permettono, ad ognuno di noi, di poter trasformare il futuro. Concetti che, come ricorda la sindaca di Assisi, i giovani incontrano spesso nel loro percorso di studi. In particolare, osservando la storia del rogo di libri perpetrato dai nazisti.

“Ragazzi e ragazze, che a scuola leggete dei roghi dei libri: la storia di Julian Assange e WikiLeaks equivale al rogo dei libri che abbiamo visto e che diciamo con forza: “non deve avvenire mai più”
La verità non deve fare paura. La verità va detta. E, soprattutto, noi abbiamo il diritto di conoscerla”.

In seguito, è intervenuto Padre Enzo, chiamato per la prima volta ad affrontare la questione del caso Assange.
Nel suo discorso, ha evidenziato l’importanza di sollevare il problema della libertà di espressione proprio ad Assisi, la città della Pace.
La città di San Francesco, colui che decise di ribellarsi a un’èlite ecclesiastica basata sul potere e sulla ricchezza, che si era allontanata dai valori originali di libertà, pace e fratellanza.

“Se non ad Assisi, dove? E se non ora, quando?
La libertà di parola non può essere tolta a nessuno. Nel momento in cui noi togliamo la libertà di parola, anche al nostro più grande nemico, noi stiamo commettendo di fatto un delitto.
Il delitto della libertà”.

Come ricorda Padre Enzo, c’è una parola in particolare che Papa Francesco ama ripetere ai giovani: “ribellatevi“.
Tuttavia, questa espressione non viene mai ripresa dai mass media. Per questo, la speranza è che siano proprio i giovani ospiti di Assisi ad accogliere la parola e l’appello del Papa.

“Noi, da Assisi, la dobbiamo rilanciare in maniera forte e significativa.
Voi non siete barattoli da riempire. Siete giovani, che vanno accesi con le potenzialità che hanno dentro”.

Il caso Assange e il valore della verità

Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, si trova da circa 4 anni nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, nel Regno Unito. Ad oggi, rischia l’estradizione negli USA dove potrebbe essere condannato a una detenzione di 175 anni.
Una pena che, come sottolinea Vincenzo Vita, è ingiusta e pericolosa per la libertà di tutti.

“Assange merita un premio Pulitzer, non la galera.
E se viene condannato, domani potranno essere condannati tutte e tutti quelli che mettono il naso negli affari loschi dei poteri”.

Proprio per questo, è importante che i giovani siano coscienti e consapevoli della sua storia.
Come racconta Stefania Maurizi, è una vicenda che parla di giovani che si sono ribellati a un mondo che non volevano accettare.
Tra i protagonisti c’è, infatti, l’ex analista dell’intelligence Chelsea Manning.
Manning aveva solo 22 quando cambiò il mondo, decidendo di condividere con WikiLeaks migliaia di documenti segreti riguardanti la guerra in Iraq, in Afghanistan e le torture nel carcere di Guantánamo.

“Chelsea Manning, a soli 22 anni, si trovava a Baghdad. Lei era un genietto, aveva un grande talento per il computer. E usò questo talento non per andare a combattere sul campo, ma per diventare un’analista dell’intelligence. Analizzando quei file scoprì tante atrocità, tante tragedie, tante cose brutte.
Lei avrebbe potuto girarsi dall’altra parte, aveva solo 22 anni e tutta la vita davanti.

Ma, invece di far finta di non aver visto nulla, fece la cosa giusta. Prese tutti quei documenti, li mise su un CD di Lady Gaga, uscì e mandò tutta la documentazione a WikiLeaks”.

Proprio come San Francesco fece con l’establishment della Chiesa; WikiLeaks, organizzazione giornalistica nata il 4 ottobre del 2006 (il 4 ottobre è anche la Giornata di San Francesco), decise di ribellarsi all’establishment del giornalismo, troppo vicino a quel potere che utilizzava il buio del segreto per garantirsi l’impunità. Quello stesso potere che oggi, mentre Julian Assange rischia di passare il resto della sua vita dietro le sbarre, si gode la vita, la libertà e la famiglia.

A raccontare la storia di Assange e WikiLeaks dall’interno è il direttore dell’organizzazione, l’islandese Kristinn Hrafnsson.

“La pace e la guerra non sono concetti astratti. E ho avuto a che fare con loro nei 13 anni in cui ho lavorato per WikiLeaks.
La ragione per cui Assange si trova in prigione è che ha esposto i crimini e le bugie della guerra”.

In particolare, Hrafnsson ha raccontato la storia dietro Collateral Murder, filmato pubblicato da WikiLeaks come testimonianza di un crimine di guerra compiuto dagli americani a Baghdad.
Nel video, alcuni militari a bordo di un aereo Apache massacrano un gruppo di civili, tra cui due giornalisti e un padre con due bambini.
Hrafnsson, prima della pubblicazione, si recò personalmente a Baghdad per verificare i fatti.
Ciò che vide lo lasciò profondamente scosso, facendogli capire la reale importanza del lavoro che lui e WikiLeaks stavano svolgendo: la rivelazione di quelle verità che le autorità volevano tenere nascoste.

“Ho incontrato i due bambini gravemente feriti, il cui padre era stato ucciso. Lui aveva circa la mia stessa età, e quei bambini avevano un’età comparabile a quella dei miei figli.
Ascoltando le loro storie, e quelle della loro madre, ho provato un senso di vergogna. I giornali avevano riportato solo le bugie che le autorità statunitensi avevano dichiarato su quella vicenda, facendone da cassa di risonanza.
L’unica forma di sollievo rispetto alla vergogna fu il fatto di poter raccontare la verità, a quella famiglia e al mondo, attraverso quel video. L’unica forma di giustizia che quella famiglia ha avuto è stata la rivelazione della verità. Nessun’altra”.

Per questo, secondo Kristinn, è necessario combattere per difendere non solo Assange, ma anche il libero giornalismo la libertà della stampa di fronte al potere.
Perché solo attraverso la conoscenza della verità si può avere giustizia, far tacere la guerra e ritornare alla pace.

“Noi ci battiamo perché Assange non venga rinchiuso in prigione. E non è una lotta solo per lui, è una lotta per tutti, perché sarà solo il primo. Se va in prigione lui, molti altri giornalisti saranno arrestati.
La guerra e le bugie vanno a braccetto. E anche la pace e la verità vanno a braccetto.
Julian Assange disse, anni fa, che se la guerra può avere origine dalle menzogne, la pace si può ottenere attraverso la verità.
Ed è questo ciò per cui lottiamo”.

Per combattere questa “ingiustizia mostruosa” (così l’ha definita il noto regista Ken Loach) è importante l’azione delle nuove generazioni, alle quali Maurizi ha lanciato un appello.

“Un giorno anche voi sarete chiamati a cambiare il mondo, e la cosa più importante è che lo cambiate con la conoscenza, come hanno fatto Chelsea Manning e WikiLeaks. Non con la violenza.
Questa gente ha cambiato il mondo con la conoscenza, con le informazioni, ed è ciò che speriamo farete anche voi. Perché è ciò che veramente cambia il mondo”.

Infine, in un video ripreso da Flavia Donati e condiviso in anteprima con Free Assange Italia, il direttore di WikiLeaks, Kristinn Hrfannson si è rivolto a tutti i leader europei, perché prendano finalmente una posizione in difesa di Assange e del giornalismo.

È emozionante essere in Assisi oggi, e sentire il sostegno tra i giornalisti, qui in questa città, famosa nel mondo per la centenaria storia del suo Santo, San Francesco, e della sua opposizione al potere.
Stiamo sentendo il supporto che c’è per Julian nel mondo. Il sostegno viene dai Presidenti dell’America Latina, viene da tutte le principali organizzazioni per i diritti umani su questo pianeta. Ancora deve raggiungere il potere politico in Europa, ma è molto importante che questo avvenga.
Non stiamo parlando solo della vita di un uomo, anche se questo sarebbe abbastanza, ma stiamo parlando del futuro del giornalismo. Ed è giunto il momento che i leader europei prendano posizione e parlino”.

Giulia Calvani

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