Belmarsh Tribunal: un appello all’umanità

Ieri, 20 gennaio 2023, al National Press Club di Washington DC, si è tenuto il Belmarsh Tribunal.
L’incontro è stato organizzato da Progressive International, Democracy Now! e Wau Holland Foundation, e presieduto da Amy Goodman di Democracy Now! e Srecko Horvat, co-founder of DiEM25.

L’evento prende ispirazione dal Tribunale Russell, istituito nel novembre 1966 da Bertrand Russell e Jean-Paul Sartre con l’obiettivo di chiedere conto al  governo statunitense dei crimini commessi dalle forze armate USA nel Vietnam, appellandosi alla coscienza popolare mondiale come se fosse un “gran giurì”.
Tutt’ora, i membri del Tribunale Russell si incontrano per discutere casi di diritti umani e diritto internazionale.

Oggi, con il Tribunale Belmarsh, l’Internazionale Progressista mette nuovamente sotto processo il governo statunitense, davanti all’opinione pubblica mondiale, per gli atti illegali che ha commesso nel perseguitare giudiziariamente Julian Assange. 
Il Tribunale prende nome dal carcere in cui è rinchiuso il giornalista e fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, detenuto senza processo per aver pubblicato documenti riservati che denunciano crimini di guerra, violazioni dei diritti umani e corruzione in tutto il mondo.
Per questo, rischia di essere estradato negli USA e condannato a 175 anni di carcere.

La nostra posizione è forte perché non cerchiamo di incarcerare nessuno” – disse Sartre sul tribunale del 1966 – “Ma di risvegliare nell’opinione pubblica, in un momento minaccioso della nostra storia, l’idea che ci possano essere politiche oggettivamente e legalmente criminali”.

Per gli organizzatori del Tribunale Belmarsh, “siamo di nuovo in un momento minaccioso della nostra storia. E chiediamo, – come fece allora Bertrand Russell – ai popoli del mondo, alle masse, di agire per fermare i crimini”

Diversi intellettuali. giornalisti, avvocati e attivisti hanno offerto le loro testimonianze davanti al Belmarsh Tribunal, sollevando diversi punti importanti della vicenda.

Una minaccia verso la democrazia, la libertà e la stessa nostra società

Julian Assange, attraverso WikiLeaks, è stato in grado di rivelare al mondo “verità scomode“, pubblicando documenti riservati e proteggendo l’anonimato dei whistleblowers.
Negli anni, ha denunciato crimini di guerra in Iraq e Afghanistan, torture nel carcere di Guantanamo, e violazioni dei diritti umani in diversi Paesi del mondo.
Secondo molti esperti, tra cui il caporedattore di WikiLeaks, Kristinn Hrafnsson, Assange rappresenta il più grande giornalista dell’ultimo secolo.
Ma, proprio per aver detto la verità, su di lui si è scagliata una vendetta composta da violazioni, abusi della legge, calunnie, propaganda e minacce di morte.

Secondo una recente indagine, tutti gli avvocati, i giornalisti e i visitatori dell’ambasciata ecuadoriana di Londra, dove si trovava Assange, venivano spiati e registrati illegalmente.
Ma, come racconta l’avvocato Margaret Kunstler, nessuno poteva sospettarlo.

“Pensavamo che la sorveglianza servisse a proteggere Julian, ma poi la situazione è cambiata. Registravano conversazioni sullo stato della sua salute, sulle strategie di difesa che elaborava insieme ai suoi avvocati. Si tratta di una violazione del concetto stesso di giustizia di questo Paese”

Anche la giornalista Stefania Maurizi, che ha lavorato a tutti i documenti di WikiLeaks, ha raccontato che, durante una visita all’ambasciata, il suo telefono è stato perquisito e aperto in due dalle guardie di sorveglianza.
Nel frattempo, il suo incontro con Assange veniva registrato e filmato.

In quello stesso periodo, come ha raccontato il giornalista Kevin Gosztola, la CIA di Mike Pompeo ha elaborato piani per rapire o assassinare Assange nell’ambasciata ecuadoriana.
Mentre la NSA, ha dichiarato il giornalista Chip Gibbons, ha inserito Assange in una lista di obiettivi da abbattere e, insieme all’FBI, ha fatto pressioni su Obama perché perseguisse WikiLeaks ignorando i principi della libertà di stampa.

Ma gli Stati Uniti sarebbero pronti persino a scavalcare il diritto internazionale, come spiega Hrafnsson, tentando di estradare Assange nonostante questo sia vietato da un trattato stipulato tra USA e UK.

“Il trattato di estradizione tra Stati Uniti e Regno Unito vieta l’estradizione per reati politici. Non solo lo spionaggio è una forma pura di reato politico, ma l’atto d’accusa contro Julian Assange è pieno di accuse di motivazioni politiche”

Diciassette dei capi d’accusa contro Assange, infatti, sono legati all’Espionage Act.
Una legge del 1917, pensata per punire le spie durante la Prima Guerra Mondiale, ma utilizzata spesso contro dissidenti e oppositori politici.
Come nota Daniel Ellsberg, storico whistleblower dei Pentagon Papers, è la prima volta che tale legge viene utilizzata contro un giornalista.
Questo, secondo l’intellettuale Naom Chomsky, è “vergognoso“, e mina il diritto dei cittadini di sapere ciò che viene fatto in suo nome.
Perciò, quella legge andrebbe eliminata.

“La legge sullo spionaggio deve essere eliminata dai libri. Non ha posto in una società libera e democratica. Non deve sorprendere che ora venga utilizzato per punire il giornalismo”

Secondo il Belmarsh Tribunal, la persecuzione di Assange rappresenta una profonda violazione del Primo Emendamento.

“Il desiderio di fare di Julian Assange un esempio e di inviare un segnale minaccioso a tutti i giornalisti del mondo è talmente eccessivo che gli Stati Uniti sono pronti a mettere in pericolo i principi della libertà di stampa sanciti dal Primo Emendamento

Nessun altro governo al mondo, come spiega Daniel Ellsberg, ha una legge simile al First Amendment, che protegge la libertà di stampa e di espressione.

Se Assange viene estradato, allora il Primo Emendamento è essenzialmente svuotato.

Anche John Shipton, padre di Assange, riconosce che il Regno Unito è stato per secoli un punto di riferimento per quanto riguarda la libertà di espressione, la protezione del giornalismo, la diffusione di informazione tra tutti i cittadini e, di conseguenza, politiche democratiche 
Ma, con la detenzione arbitraria di Assange, tutto questo potrebbe non avere più alcun significato.

Secondo Stefania Maurizi, infatti, si tratta di un vero e proprio “punto di non ritorno“.

Cittadini statunitensi, lo so che avete molto di cui occuparvi, ma questo caso è un punto di non ritorno.
Il mio Paese, l’Italia, ha inventato il fascismo. E niente si avvicina al fascismo più della distruzione della libertà di stampa e di espressone.
In un regime autoritario, non si può fare ciò che fatto Julian perché si verrebbe assassinati.
Ma, in una democrazia, deve essere possibile farlo.

Naturalmente, come ha raccontato l’ex leader laburista Jeremy Corbyn, a nessun politico piace essere messo in discussione.
Ma è proprio questa l’essenza della democrazia.
L’obiettivo di WikiLeaks, ha proseguito Corbyn, non è mai stato quello di danneggiare in particolare l’interesse degli Stati Uniti. Infatti, cercando sul sito, si possono trovare documenti “imbarazzanti” sui governi di tutto il mondo, compresa la Russia.
L’obiettivo era far sapere a tutto il mondo ciò che i propri governi nascondono.
Ma se Assange viene condannato, allora tutti i giornalisti del mondo saranno in pericolo, e penseranno che sia meglio rimanere in silenzio che dire la verità.

Fortunatamente, come ha aggiunto Kristinn Hrafnsson, la situazione di Julian sta ottenendo sempre più attenzione a livello internazionale.
Recentemente, insieme ai giornalisti di WikiLeaks Sarah Harrison e Joseph Farrell, Hrafnsson ha viaggiato per il Sudamerica raccogliendo consensi presso le massime autorità di ciascun Paese.
Dall’Argentina alla Bolivia, dalla Colombia al Messico, i vari Presidenti hanno espresso il loro supporto alla liberazione di Assange, promettendo di agire nei suoi confronti.
Tutte le società civili, tutte le grandi organizzazioni e i Parlamenti, come spiega John Shipton, stanno finalmente alzando la voce.
Persino i grandi media che collaborarono con WikiLeaks (NYT, The Guardian, El Pais, Le Monde, Der Spiegel), racconta Hrafnsson, hanno deciso di intervenire, rendendosi conto del pericoloso precedente che il caso Assange rappresenta per la libertà di stampa.

L’importanza di alzare la voce per Assange

Tutti gli ospiti del Belmarsh Tribunal sono convenuti su un punto: Julian Assange deve essere liberato.
Si tratta di contrastare una vera e propria guerra contro il diritto della popolazione di sapere, di ricevere idee e informazioni.
Per questo, è importante che tutti alzino la voce in questo caso.

L’avvocato Suchitra Vijaian, citando lo stesso Assange, ha detto:

“Dobbiamo partire dalla verità. La verità è tutto ciò che abbiamo per ottenere qualcosa.
Perché una decisione basata su bugie e ignoranza non può portare a nulla di buono”

Salvare Assange significa non solo salvare un uomo, la stampa o il Primo Emendamento.
Ma significa proteggere la società civile da un’ideologia che criminalizza il dissenso, imprigiona i giornalisti e governa con la strategia del terrore.
Come ha affermato Vijaian, i giornalisti sono una parte fondamentale della società, perché senza di loro non possiamo sapere cosa succede realmente nel mondo.

Come Chip Gibbons ha osservato:

“Stanno cercando di uccidere il messaggero per evitare che ci arrivi il messaggio”

Con il Belmarsh Tribunal, la speranza è che il messaggio arrivi a tutti, forte e chiaro.

Giulia Calvani

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