Il giornalista fondatore di Wikileaks, Julian Assange, attraverso la consorte Stella Moris è riuscito quasi in contemporanea con l’incoronazione di re Carlo III d’Inghilterra a far pervenire una lettera al monarca. Nelle scorse settimane sempre Stella Moris Assange attraverso i suoi canali media denunciò non solo le condizioni precarie psicologiche e fisiche del marito ma l’ostruzionismo che vi fu in diverse occasioni da parte dei militari inglesi nel permetterle di incontrarlo.
La lettera di Julian Assange è stata una doccia fredda per tutte quelle persone che attendono da diversi anni la sua liberazione da una incarcerazione ingiusta ed inaccettabile, attraverso le sue parole siamo riusciti oggi a sentirlo nettamente più vicino e reale come forse non è mai stato, riuscendo nonostante la detenzione che lo trafigge da ben quattro anni tra le mura del carcere di massima sicurezza di Belmarsh a denunciare nuovamente la violenza con cui un governo occidentale reprime la dignità umana, ed è senza alcuna ombra di dubbio riuscito nel suo intento.
Quella di Julian Assange non è una lettera che si limita a richiedere la propria libertà, ma trattasi di una vera e propria denuncia lanciata nelle mani del mondo per rivendicare i diritti fondamentali di ogni essere umano, la propria rispettabilità e quella dei compagni di prigionia portando anche alla luce la tragica morte di Manoel Santos. L’uomo da informazioni divulgate dai legali di Julian era una spalla per lui all’interno della prigione, sembra inoltre che traducesse testi dalla lingua portoghese a quella inglese, sino a quando non fu trovato impiccato all’interno della sua cella con una corda creata con le sue stesse lenzuola.
La lettera del giornalista per i diritti umani non si ferma qui, oltre che è essere una denuncia audace come pochi hanno ancora oggi il coraggio di fare è un invito diretto a re Carlo III per visitare quel luogo in cui l’ onore viene calpestato quotidianamente, non solo per la bassa igiene che li obbliga a coabitare con ratti famelici ma anche descrivendo cibo inadeguato e la totale mancanza di supporto umano.
Allegheremo qui di seguito la versione integrale tradotta in italiano della lettera scritta recentemente di proprio pugno da Julian Assange:
A Sua Maestà il Re Carlo III,
In occasione dell’incoronazione del mio sovrano, ho ritenuto opportuno rivolgervi un caloroso invito a commemorare questa importante occasione visitando il Vostro regno nel regno: la prigione di Sua Maestà Belmarsh. Senza dubbio ricorderete le sagge parole di un famoso drammaturgo: «La qualità della misericordia non è tesa. Cade dal cielo come la dolce pioggia dal cielo sul luogo in cui si trova».
Ah, ma cosa saprebbe quel bardo della pietà di fronte alla resa dei conti all’alba del Vostro storico regno? Dopotutto, si può davvero conoscere la misura di una società da come tratta i suoi prigionieri, e il Vostro regno ha sicuramente eccelso in questo senso. La prigione di Sua Maestà Belmarsh si trova al prestigioso indirizzo di One Western Way, Londra, a pochi passi dall’Old Royal Naval College di Greenwich. Come dev’essere piacevole che una struttura così stimata porti il Vostro nome.
È qui che sono detenuti 687 dei Vostri fedeli sudditi, confermando il primato del Regno Unito come nazione con la più grande popolazione carceraria dell’Europa occidentale. Come il Vostro nobile governo ha recentemente dichiarato, il Vostro regno sta attualmente attraversando «la più grande espansione di posti in carcere in oltre un secolo», con le Vostre ambiziose proiezioni che mostrano un aumento della popolazione carceraria da 82.000 a 106.000 entro i prossimi quattro anni. Una bella eredità, davvero.
In qualità di prigioniero politico, detenuto per volontà di Vostra Maestà per conto di un sovrano straniero imbarazzato, sono onorato di risiedere tra le mura di questa istituzione di livello mondiale. Davvero, il Vostro regno non conosce limiti.
Durante la Vostra visita, avrete l’opportunità di banchettare con le delizie culinarie preparate per i vostri fedeli sudditi con un generoso budget di due sterline al giorno. Assaporerete le teste di tonno miste e le onnipresenti forme ricostituite che sono presumibilmente fatte di pollo. E non vi preoccupate, perché a differenza di istituzioni minori come Alcatraz o San Quintino, non ci sono pasti comuni in una mensa. A Belmarsh, i prigionieri cenano da soli nelle loro celle, assicurando la massima intimità con il loro pasto.
Al di là dei piaceri gustativi, posso assicurarvi che Belmarsh offre ampie opportunità educative per i Vostri sudditi. Come dice Proverbi 22:6: «Educa un bambino nella via che deve seguire e quando sarà grande non se ne allontanerà». Osserverete le lunghe code al portello delle medicine, dove i detenuti raccolgono le loro prescrizioni, non per l’uso quotidiano, ma per l’esperienza che allarga gli orizzonti di un «grande giorno fuori», tutto in una volta.
Avrete anche l’opportunità di rendere omaggio al mio defunto amico Manoel Santos, un omosessuale che rischiava la deportazione nel Brasile di Bolsonaro e che si è tolto la vita a soli otto metri dalla mia cella usando una rozza corda ricavata dalle sue lenzuola. La sua squisita voce tenorile è stata messa a tacere per sempre.
Avventurandosi nelle profondità di Belmarsh, si trova il luogo più isolato all’interno delle sue mura: Healthcare, o “Hellcare” come lo chiamano amorevolmente i suoi abitanti. Qui vi meraviglierete di regole sensate pensate per la sicurezza di tutti, come il divieto di giocare a scacchi, mentre è consentito il gioco della dama, molto meno pericoloso.
All’interno di Hellcare si trova il luogo più glorioso ed edificante di tutta Belmarsh, anzi, dell’intero Regno Unito: la Belmarsh End of Life Suite, dal nome sublime. Ascoltate attentamente e potrete sentire le grida dei prigionieri: «Fratello, morirò qui dentro», a testimonianza della qualità della vita e della morte all’interno della Vostra prigione.
Ma non temete, perché c’è bellezza da trovare tra queste mura. Rifatevi gli occhi con i pittoreschi corvi che nidificano nel filo spinato e le centinaia di topi affamati che chiamano Belmarsh casa. E se venite in primavera, potreste persino intravedere gli anatroccoli deposti da germani reali all’interno della prigione. Ma non indugiate, perché i topi famelici assicurano loro una vita breve.
Vi imploro, re Carlo, di visitare la prigione di Sua Maestà Belmarsh, poiché è un onore che si addice a un re. Nell’intraprendere il Vostro regno, possa sempre ricordare le parole della Bibbia di Re Giacomo: «Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia»(Matteo 5:7). E possa la misericordia essere la luce guida del Vostro regno, sia all’interno che all’esterno delle mura di Belmarsh.
Il Vostro suddito più devoto,
Julian Assange
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di Antonietta Chiodo Free Assange Italia